Chiara Paderi

Chiara Paderi

Chiara Paderi vive e lavora a Milano. Inizia a fotografare da piccolissima, con l’urgenza di fissare sulla pellicola la sua immagine attraverso l’autoritratto e quella dei luoghi in cui abita. Le sue immagini ritraggono volti, architetture e forme geometriche suggerite dall’intorno, dettagli di corpi, situazioni teatrali generate dal caso. Fotografando restituisce allo spettatore, attraverso il suo occhio, una realtà, che nella sua consuetudine, nasconde inediti punti di vista dal forte senso estetico, una personale Wunderkammer di meraviglie del vissuto. Negli ultimi anni studia con passione il mondo dell’infanzia, torna alle tematiche della sua tesi e approfondisce lo studio del metodo Montessori, con l’intento di cogliere ciò che di magico risiede in questo mondo, nella sua spontaneità e nel suo mistero. Attualmente lavora a profetti fotografici per case editrici indipendenti. Si laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Brera con una tesi su Bruno Munari e svolge parte dei suoi studi tra l’Università di Belle Arti di Granada e New York. Lavora come creativa e art director presso diverse agenzie milanesi. Nel 2004 inaugura la prima mostra personale, che dà inizio alla sua ricerca come artista. Partecipa a diverse collettive, tra cui Atto IV – Spirito Italiano e per Fabbrica Borroni ad Arte Accessibile presso lo Spazio Eventiquattro a Milano. Pubblica con Edizioni Phanes di Torino il volume “Da dentro” testimonianza di un dialogo sulla sua esperienza artistica, con il curatore Domenico Maria Papa. I suoi lavori vengono selezionati per diversi concorsi, tra i quali il Combat Prize, premio Fabbri e Lynx.

www.chiarapaderi.com

Love me

In “Love me” racconto e ricostruisco in modo non lineare un trauma vissuto durante la mia infanzia. Attraverso il susseguirsi delle immagini, ripercorro un periodo segnato da compromessi e interruzioni, utilizzando un linguaggio visivo che si manifesta a tratti in modo violento, metaforico e ironico.

La storia narrata trova significato solo quando le singole immagini si affiancano l’una all’altra. Affrontare questo racconto è stato difficile, poiché attinge a un’esperienza personale. Tuttavia, il mezzo del libro fotografico si rivela prezioso in questo contesto. Attraverso le immagini e un linguaggio che si concentra sul crescendo narrativo, riesco a trasmettere l’urgenza e la potenza evocativa necessarie per raccontare questa storia.

Il libro fotografico diventa così uno strumento essenziale, un veicolo che grazie alla sua struttura, riesce a catturare e comunicare l’essenza di questo vissuto. In questo modo, “Love me” diventa non solo un mezzo di espressione personale, ma uno strumento per condividere una narrazione delicata ed estremamente attuale.

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