Dall’incontro con l’Altro nascono i progetti di Antonio Miucci. Nella differenza ritroviamo somiglianze prominenti

Antonio Miucci è un artista visivo e fotografo di moda con sede a Milano.

La sua ricerca artistica, influenzata dall’arte, dalla moda e dalle discipline umanistiche, affronta temi quali l’identità personale e il queer, in cui sovverte la rappresentazione degli stereotipi culturali per celebrare l’espressione di sé, l’autenticità e la bellezza nella diversità.

I suoi progetti nascono dall’incontro con l’Altro per scoprire che nella differenza ci sono delle somiglianze prominenti.

Antonio Miucci sarà presente con il suo progetto fotografico in Sala Nicolini e ci sarà l’occasione di conoscerlo durante la visita guidata di sabato 29 maggio alle ore 15.00. Per prepararvi a questo particolare appuntamento lo abbiamo incontrato per confrontarci sulla fotografia e sull’identità.

 

Come nascono i tuoi progetti fotografici, qual è il processo?

I miei progetti fotografici nascono, prima di tutto, dalle storie delle persone che mi circondano.
Per citare un mio caro amico, credo che nelle situazioni di marginalità ci siano delle scintille di vita molto forti e molto lucenti. I miei progetti nascono dall’incontro con l’Altro. Nascono da quel passo fuori dalla personale zona protetta, in cui il processo di comprensione dell’Altro mi permette di scoprire che nella differenza ci sono delle somiglianze prominenti: ogni persona ha uno scopo, ha un materiale incandescente al suo interno che scotta. Nascono dallo scambio empatico tra esseri umani, viaggiano tra la gentilezza, l’eleganza morale e la libertà.

Quali sono le tue fonti di ispirazione? 

Le mie principali fonti di ispirazione trovano riscontro nella storia dell’arte, nei maestri del ritratto fotografico, in special modo Paolo Roversi e Giovanni Gastel, nella moda, nella cultura pop, nelle discipline umanistiche e negli studi queer e di genere.

 

Antonio Miucci
Che cos’è per te l’identità?

Per me, l’identità è la cosa più importante che ogni essere umano ha, nessuno escluso. L’identità è la religione di essere se stessi fino in fondo, è la fedeltà che ogni persona porta alla propria essenza, è la possibilità di costruirsi un alter-ego, e altre plurime identità. E’ gioire del Sé profondamente, è la predisposizione ad accettare e ad accogliere qualsiasi altra identità che ha il compito di far conoscere autenticamente la propria, intersecandosi.

Antonio Miucci
E come il mezzo fotografico può raccontarla?

Con la fotografia è possibile raccontarla mediante una messa in scena che innesca multiple azioni performative e trasformative, in cui l’identità si sovrappone e si interscambia tra l’Ego e il Sé. Avviene perciò, quel reinventarsi di sé stessi e al contempo della persona che si trova davanti al mezzo fotografico.  Si attuano, così, processi in cui il proprio aspetto e l’aspetto dell’Altro muta continuamente, (rap)presentando un alter-ego in costante evoluzione.

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