Alice Dicembrino: tra sguardi decodificati e sapienza simbolica
La tua ricerca attraversa diverse tecniche sperimentali basate sulla trasformazione visiva e materica dell’immagine fotografica. Potresti descrivere una tecnica che ti appassiona particolarmente e come la utilizzi per esplorare le tue tematiche?
A.D.: Non c’è una tecnica specifica che mi piace particolarmente, piuttosto mi reputo sperimentale nel conoscere me stessa e ciò che sto facendo, tentando di oltrepassare sempre di più i miei limiti. Perciò utilizzo una tecnica adatta alla necessità di espressione che provo per ogni lavoro che voglio realizzare.
L’occulto e lo spazio urbano sono due elementi che caratterizzano i tuoi lavori. Come si intersecano questi due ambiti nella tua visione artistica e quali aspetti specifici di essi ti attraggono?
A.D.: In verità il mondo dell’occulto (in campo di studio e non di pratiche magiche-occulte) e lo spazio urbano sono due esperienze che mi hanno ispirato a realizzare i progetti più maturi. Posso dire che non si intersecano tra loro, piuttosto hanno in comune il mio tentativo di decodificare la percezione dello sguardo sulla superficie di un’immagine.
Concentrandoci sul tuo progetto Midriasi, la dilatazione della pupilla è collegata a piante con proprietà particolari e a pratiche magico-alchemiche. Cosa ti ha spinto a esplorare questa connessione tra natura, percezione alterata e storia culturale?
A.D.: Midriasi è un progetto che raccoglie parte di una ricerca che è iniziata dal periodo del Covid, durante la quarantena. Ho iniziato a interessarmi molto al mondo antichissimo e vasto che si cela dietro al rito delle Streghe, fino ad arrivare alle ricerche sugli studi moderni del LSD e Psicologia Alchemica descritta da Carl Gustav Jung. Tutto ciò ha una stretta connessione e io ho voluto realizzare un lavoro che potesse parlare ed esprimere a livello visivo questo mondo informe e misterioso di cui mi sono innamorata.
L’utilizzo della stampa lenticolare rende l’immagine mobile e poco nitida. Come questa scelta formale si lega al concetto di “camuffamento delle conoscenze esoteriche” che esplori nel lavoro?
A.D.: Ho scelto la stampa lenticolare perché era l’unico materiale che potesse interpretare visivamente il concetto di svelamento di ciò che ci sta dietro un simbolo, piuttosto che un codice: solo con la volontà di scoprirlo, si rivela il mistero. In questo caso se ci si sposta davanti alla superficie oscurata, si può vedere la fotografia.
Inviti lo spettatore a sviluppare una “consapevolezza più profonda rispetto a nuove modalità di percezione e interpretazione dell’universo”. In che modo le tue opere intendono stimolare questo cambiamento nella fruizione e nella comprensione della realtà?
A.D.: Sicuramente non ho la pretesa di avere questa capacità così forte, quello che ho scritto è una frase formale per rendere l’idea, ho ancora tanto da imparare! Spero un giorno di raggiungere una maturità artistica nel quale gli spettatori possano sentirsi più in relazione e immersi in ciò che ho realizzato.
Il titolo “Midriasi” è una “parola chiave nella magia naturale”. Qual è il tuo interesse per il linguaggio e la simbologia legati a queste pratiche antiche e come li traduci nel linguaggio visivo contemporaneo?
A.D.: Midriasi è in termini pratici la dilatazione della pupilla quando è sotto stati alterati di coscienza, io l’ho fatto diventare una parola chiave per intendere un’alterazione anche visiva e interiore dell’essere. L’interesse per la simbologia, specie in relazione a pratiche magiche e rituali è piuttosto recente ed è un argomento che per adesso ho solo concepito in questo recente progetto, che considero in corso, ma sto cercando di introdurre la sapienza simbolica non solo nell’arte ma anche nella vita stessa.
Intervista a cura di Laura Agostini, stagista Scienze della Comunicazione, Università degli studi dell’Insubria